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Medaglie

di Luciano Faverzani, in Enciclopedia dannunziana

Oltre a quelle qui descritte, numerose furono le decorazioni delle quali Gabriele d’Annunzio poté fregiarsi e i cui nastrini decorano le uniformi da Bianco Lanciere di Novara, da Ardito o da Generale di Brigata Aerea che egli indossò durante i lunghi anni di guerra, i mesi di Fiume e i lunghi anni che egli trascorse a Gardone Riviera fra le mura del Vittoriale.
Di alcune delle decorazioni delle quali fu insignito non vi è memoria nei nastrini posti sulle sue divise, ma una attenta ricerca nelle scatole della buffetteria del guardaroba del Comandante ha permesso di ritrovare alcuni di essi che testimoniano il diritto del Comandante di potersi fregiare di quelle decorazioni; ancora di altre decorazioni solamente la documentazione d’Archivio testimonia il loro effettivo ottenimento da parte del Comandante.
La descrizione delle singole decorazioni seguirà quindi l’ordine prima dei nastrini posti sulle uniformi, poi dei singoli nastrini rinvenuti, infine la documentazione d’Archivio.
Sulle uniformi, dopo i nastrini dell’Ordine Militare di Savoia, delle Medaglie al Valor Militare e della Croce al Valor Militare si trovano quelle degli ordini dei Santi Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia.
Del primo ordine, del quale non si conserva il diploma di conferimento, è conservata la croce di Cavaliere e di questa si conservano anche alcuni nastrini per uniforme.

L’insegna dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, istituito nel 1572 dal duca Emanuele Filiberto di Savoia detto Testa di Ferro dalla fusione degli Ordini di San Maurizio e di San Lazzaro, è costituita da una croce trifogliata d’oro, smaltata di bianco, sovrapposta ad un’altra croce a coda di rondine con le punte pomate, smaltata di verde. Il pendente è fornito di appiccagnolo ad anello e il nastro e di color verde marezzato.

Dell’Ordine della Corona d’Italia si conservano solamente i nastrini del grado di Cavaliere, ma non la decorazione.
L’insegna dell’Ordine è costituita da una croce patente d’oro con le punte tondeggianti, smaltata di bianco, accantonata da quattro nodi di Savoia; nel centro medaglione in oro con al diritto la corona ferrea in oro in campo smaltato d’azzurro, al verso, su fondo oro, aquila, smaltata di nero ad ali spiegate e coronata con in petto lo scudo di Savoia, in argento e smaltato di rosso. L’appiccagnolo è ad anello e il nastro e di colore rosso con fascia bianca centrale.

Fra le insegne degli ordini stranieri quella sicuramente di maggior prestigio è l’Ordine Nazionale della Legion d’Onore (Francia).
Dopo aver ricevuto il 12 gennaio 1917 la Croce di Guerra, il 1 settembre del medesimo anno il Governo francese nominò il Maggiore di cavalleria Gabriele d’Annunzio Cavaliere dell’Ordine Nazionale della Legion d’onore, iscrivendolo nei registri della Gran Cancelleria dell’Ordine al numero “19.055”.

Diploma Legion d’Onore

Il diploma fu trasmesso a d’Annunzio con lettera del Comando Supremo del Regio Esercito numero “63.203” in data 10 febbraio 1918. La decorazione gli fu concessa “per fatti di guerra singolari”.

Nell’Archivio ritagli del Vittoriale sono conservati, uniti in un’unica scheda, due ritagli di giornale nei quali si ricorda: nel primo la visita che il Presidente francese Poincaré fece in zona di guerra accompagnato da Re Vittorio Emanuele III e di come durante quella visita ebbe ad incontrare Gabriele d’Annunzio e il Capitano Ugo Ojetti ai quali consegnò la Croce della Legion d’Onore, l’articolista non specifica però la classe a loro concessa; nel secondo viene ricordato come “nella ricorrenza del 14 luglio il Presidente della Repubblica francese” abbia “conferito la Croce di Ufficiale della Legion d’Onore” a Gabriele d’Annunzio, al quale “L’onorificenza è stata notificata … con lettera autografa di Poincaré”.
Nella scheda d’Archivio gli articoli sono datati luglio 1917; diverse sono le incongruenze: se gli articoli sono del luglio 1917 e la classe conferita è quella di Ufficiale, come poteva d’Annunzio ricevere il successivo 1° settembre la Croce da Cavaliere? L’errore può essere stato dell’archivista che non ponendo attenzione alla classe indicata nel secondo ritaglio pone la data 1917 basandosi sul diploma di conferimento della Croce da Cavaliere; infine potrebbe esserci anche un errore del corrispondente che, con scarse conoscenze dell’Ordinamento degli Ordini cavallereschi indica la classe da Ufficiale al posto di quella da Cavaliere. Filippo Masci nel mese di agosto del 1919 scrive che Gabriele d’Annunzio ricevette la croce della Legion d’Onore, non specificando la classe.
A questo punto si può avanzare l’ipotesi che vi possa essere stato un errore da parte dell’Archivista che, trovandosi fra le mani un articolo non datato e non badando al grado conferito, pone il ritaglio a fianco di un altro con la data del 1917; mentre se la nota del Masci è esatta si potrebbe supporre che il secondo ritaglio sia da datare al 1919.
Nell’Archivio si trovano altri due ritagli: il primo tratto da un giornale non identificato e datato 10 dicembre 1927; il secondo del giornale “L’Impero” datato 13 dicembre 1927. In ambedue i trafiletti i corrispondenti comunicano che “il Governo francese per iniziativa di un gruppo di letterati e giornalisti si propone di conferire a Gabriele d’Annunzio la cravatta di Commendatore della Legion d’Onore” e di come “Il Governo francese” avesse “già fatto avvertire della cosa l’on. Mussolini il quale, naturalmente, avrebbe già espresso il proprio compiacimento”.
Quasi sicuramente l’iniziativa dei letterati e giornalisti d’oltralpe non ebbe seguito infatti sulle divise da Generale di Brigata d’Annunzio portava solamente i nastrini da Cavaliere e da Ufficiale dell’Ordine.
L’Ordine della Legion d’Onore fu istituito da Napoleone Bonaparte nel 1802 e divenne immediatamente il principale Ordine francese.
L’insegna è costituita da una stella a cinque punte, a coda di rondine, pomate, smaltata di bianco, sovrapposta a una corona di rami di alloro e di quercia smaltati di verde; nel centro un medaglione con al diritto, in oro, testa muliebre volta verso destra, attorno, su bordo smaltato di blu, REPUBLIQUE FRANCAISE e 1870 fra due piccole stelle a cinque punte il tutto in oro, al verso nel centro su fondo in oro due bandiere tricolori, con smalti blu, bianco e rosso, decussate, nel tondo esterno smaltato di blu la leggenda HONNEUR ET PATRIE con decorazione floreale. La stella è appesa ad una corona di rami di alloro e di quercia a sua volta sospesa ad un appiccagnolo ad anello. Il nastro è di colore marezzato rosso. Per il grado di Ufficiale il nastro porta nel centro una rosetta.

Altra insegna straniera della quale d’Annunzio fu insignito è quella dell’Ordine di Leopoldo I (Belgio).
Nessuna notizia è stata possibile raccogliere riguardante il conferimento della Croce da Cavaliere. Si può però supporre che il Comandante abbia ricevuto l’Ordine belga contemporaneamente alla Croce di guerra, così come era avvenuto per la Legion d’Onore e la Croce di guerra francesi.
L’unico elemento certo in nostro possesso che certifichi l’avvenuta concessione è il nastrino posto sulla divisa da generale di Brigata Aerea.
L’Ordine di Leopoldo fu istituito dal re Leopoldo I l’11 luglio 1832 e veniva concesso per meriti militari (attualmente viene indistintamente concesso per meriti sia civili che militari).
L’insegna dell’Ordine è costituita da una croce ad otto punte pomate in oro e smaltata di bianco. Nel centro un medaglione al diritto smaltato di rosso e caricato dal leone araldico del Belgio, attorno una fascia smaltata sempre di rosso con il motto “L’UNION FAIT LA FORCE”; al verso il medaglione porta nel centro il monogramma “LR”. La Croce è sovrapposta ad una corona di rami di alloro e quercia smaltata di verde. L’insegna è sospesa ad una corona reale in oro. L’Ordine concesso per meriti militari ha fra la croce e la corona due spade incrociate. L’Appiccagnolo è ad anello e il nastro è di colore viola.

Purtroppo non è stato possibile rinvenire negli Archivi del Vittoriale nessun documento che ci parli della concessione a Gabriele d’Annunzio dell’Ordine del Sol Levante (Giappone) se non il nastrino presente nelle scatole della buffetteria del Comandante.
Il legame di d’Annunzio con il mondo giapponese era di lunga data, infatti la cultura del Giappone è presente in tutta la sua opera letteraria, e fu rinverdito grazie all’intensa amicizia con il poeta giapponese Harukichi Shimoi che giunto in Italia nel 1915 per studiare la lingua di Dante, nel 1919 incontrò d’Annunzio che poi seguì a Fiume dove si fece ritrarre con la divisa da Ardito. Fu in quei mesi che d’Annunzio ideò il progetto di un raid aereo dall’Italia a Tokio. Dopo il deludente epilogo della vicenda fiumana il progetto del raid fu ripreso in mano ma sarà effettuato senza la partecipazione del Comandante, nonostante i pressanti inviti a Lui rivolti da parte giapponese. Si può avanzare quindi l’ipotesi che questa decorazione gli sia stata concessa fra il 1925 e il 1930.
L’Ordine del Sol Levante fu fondato il 10 aprile 1875 dall’Imperatore Meiji e veniva concesso solo per eccezionali meriti civili o militari. La decorazione era suddivisa in otto classi. L’insegna era costituita da una stella a raggiera con le punte biforcate avente nel centro un cabochon rosso; la stella è appesa ad un fiore di paulonia smaltato di rosso e di verde. L’appiccagnolo è ad anello. Il nastro è di colore bianco con due fasce laterali di colore rosso. Non è possibile stabilire quale classe fu concessa a Gabriele d’Annunzio.

Dalla documentazione tratta dalle lastrine fotografiche fatte realizzare dallo stesso Comandante nel 1935 in occasione del dono, da lui fatto, delle sue medaglie d’oro alla Patria, si trova anche l’immagine del dritto e del rovescio dell’Ordine Virtuti Militari (Polonia).

Il 9 maggio 1931 Gabriele d’Annunzio ricevette una lettera, a firma del Capo di Gabinetto del Ministro dell’Aeronautica, nella quale vi era scritto:

Ho il piacere di rimettere qui unite le insegne inviate a questo Ministero dal Dicastero della Guerra e riguardanti l’onorificenza dell’Ordine ‘Virtuti Militari’, che le fu decretata a suo tempo dal Governo Polacco.

Queste poche righe e le fotografie sopra ricordate sono gli unici documenti in nostro possesso. Dalle fotografie si deduce che d’Annunzio fu decorato con la Croce da Cavaliere di IV classe.
L’Ordine Virtuti Militari fu istituito da re Stanislao Augusto Poniatowski nel 1792. Nel 1918 riconquistata, dopo più di un secolo, l’indipendenza la Dieta della Repubblica di Polonia ripristinò con la legge del 1° agosto 1919 l’antico Ordine Virtuti Militari.
Fra il 1920 e il 1938, data nella quale la Polonia subì la dolorosa occupazione da parte delle armate naziste e sovietiche, 8.389 furono i decorati dell’Ordine. Di questi 253 furono gli stranieri così suddivisi: 5 Gran Croci, 7 Commendatori, 11 Cavalieri, 43 Croci d’oro e 187 Croci d’argento. Fra gli italiani insigniti vi furono: re Vittorio Emanuele III (Cavaliere di Gran Croce); il Maresciallo d’Italia Armando Diaz, il Generale d’Armata Emanuele Filiberto di Savoia Duca d’Aosta Comandante la Terza Armata, il Luogotenente Generale Emanuele Filiberto di Savoia Conte di Torino (Commendatori). Fra i 43 stranieri decorati della Croce d’oro dobbiamo annoverare Gabriele d’Annunzio.
L’insegna dell’Ordine era costituita da una croce ad otto punte pomate con un filetto smaltato di nero lungo il bordo; sulle quattro braccia vi sono incise le parole VIR/TUTI (orizzontalmente) MILI/TARI (verticalmente). Nel centro un medaglione caricato dall’aquila araldica della Polonia smaltata di bianco e circondata da una corona di quercia smaltata di verde. Al rovescio centralmente la leggenda HONOR I OJCZYZNA (Onore e Patria) e in esergo la data 1792. L’appiccagnolo è ad anello. Il nastro è di colore blu con due larghe fasce laterali nere.

Oltre agli Ordini sopra ricordati d’Annunzio ricevette, come già ricordato, anche due Croci di Guerra, quella francese e quella belga.
Quella francese gli venne consegnata il 12 gennaio 1917 quando il Colonnello De Gondecourt si recò in visita al Comando della Terza Armata. In tale circostanza ebbe l’occasione di incontrare il Capitano Gabriele d’Annunzio al quale consegnò la Croce di Guerra decretatagli dal Governo francese.
D’Annunzio ricevette con grande commozione la decorazione francese ed ebbe a esprimersi con queste parole: “ambitissimo per un combattente poiché è quello medesimo del quale si fregiano i petti eroici che sulla Marna miracolosa e nei carnai di Verdun hanno salvato due volte il mondo”.
La Croce di Guerra era accompagnata da una lettera del Generale Hubert Lyautey, datata 7 gennaio 1917 da Roma, nella quale vi era scritto:

Mio Capitano, sarei stato molto fiero se avessi potuto io stesso porre sul vostro petto la Croce di Guerra francese. Il Governo è felice di decretarla al grande italiano, che predicò una guerra santa dall’alto del Campidoglio e che col suo genio e col suo entusiasmo incitò l’eroica levata degli scudi latini contro il nemico della nostra civiltà e della nostra razza. L’Esercito francese è anch’esso felice di offrire la sua ricompensa suprema al soldato, al combattente, al ferito, il quale non esitò a scegliere per l’incessante battaglia, l’arme più audace e più rischiosa. Vi do l’abbraccio d’uso con tutta la mia cordiale simpatia.

La Croce di guerra francese fu istituita con la legge dell’8 aprile 1915. La decorazione era formata da una croce greca in bronzo accantonata da due spade con le punte rivolte verso l’alto; nel centro un medaglione con una testa muliebre volta a sinistra, attorno “REPUBLIQUE FRANCAISE” e rametti di foglie di alloro, al rovescio nel centro le date 1914-1917. Appiccagnolo ad anello. Il nastro è verde bordato di rosso con cinque fasce rosse centrali.
Gabriele d’Annunzio ricevette tre Croci di Guerra francesi come è evidenziato dai tre rami di palma presenti sul nastrino.


La Croce di Guerra belga fu consegnata a Gabriele d’Annunzio personalmente da re Alberto I in occasione di una sua visita, nel gennaio del 1917, accompagnato da re Vittorio Emanuele III, al campo della Squadriglia San Marco, comandata dallo stesso d’Annunzio, a San Nicolò del Lido a Venezia.
In una lettera inviata il 5 gennaio 1930 al Principe di Piemonte Umberto di Savoia in occasione delle sue nozze con la Principessa Maria Josè, figlia di Alberto I, d’Annunzio ricordava con simpatia la visita di re Alberto I e di essere “molto fiero di aver ricevuto la Croce di guerra dalle mani stesse di Alberto I, bellissimo esempio di incrollabile prodezza e di affabile semplicità”.
La Croce di guerra belga fu istituita, così come quella francese, nel 1915. L’insegna era costituita da una Croce di bronzo a otto punte pomate accantonate da due spade con le punte rivolte verso l’alto; nel centro un tondo perlinato con al diritto il leone rampante del Belgio e al rovescio il monogramma reale “A” di re Alberto I. La Croce era sospesa ad una corona reale attraverso una “V” capovolta. Il nastro era di colore rosso bordato da due filetti verdi e da tre fasce centrali sempre di colore verde. Sul nastrino erano poste due spade in metallo dorato incrociate con l’impugnatura rivolta verso il basso.

Di motu proprio re Giorgio V del Regno Unito conferì a Gabriele d’Annunzio la Military Cross che gli fu consegnata solennemente dal Generale Webb, comandante l’aviazione inglese sul fronte italiano, il 19 febbraio 1917 “in un campo di aviazione prossimo alla linea di combattimento”.
I giornali nel dare comunicazione dell’avvenuta cerimonia scrissero che mentre il Generale inglese consegnava a d’Annunzio la croce “Il cielo era pieno di velivoli che salutavano con voli festosi e con una pioggia di manifestini il generale britannico e Gabriele d’Annunzio”. Nel manifestino era scritto: “Rivedendoti reduce dall’impresa eroica che sul mare ancora una volta afferma il valore della gente italiana, gli Osservatori del Primo Gruppo plaudono all’ambito segno di valore che oggi ti danno i nostri fratelli d’arme inglesi e ti salutano camerata glorioso, invitto esempio di fede e di ardire”.
Il “Corriere della Sera” riportò, in data 22 febbraio 1917, integralmente il testo dell’allocuzione pronunciata dal Comandante dopo la consegna della Military Cross e che qui trascrivo integralmente:

L’alta ricompensa, che Sua Maestà il Re d’Inghilterra ha voluto concedere a un soldato volenteroso della Buona Causa, per grazia della sorte io la ricevo oggi dalla mano della Signoria Vostra in un campo italiano, sotto il cielo italiano vendicato ogni giorno dall’ala britannica, mentre non è ancor placato nel mio spirito il vento della corsa vittoriosa condotta nel mare dei nostri antichi voti e della nostra nuova libertà.
Così mi sembra d’essere oggi meno immeritevole di questo segno, tra combattenti che in cielo e in terra, portano l’istinto profondo del marinaio insulare. Dovunque sventoli la vostra bandiera, sempre ella serba dentro le sue pieghe il soffio dei Sette Mari. Sempre, anche le vostre ali lo sentono in vigore e in vastità. Fratelli tra fratelli, su questo campo già da voi fatto glorioso, respirate oggi con noi il soffio dell’Adriatico nostro dove sbocca il Piave testimone delle vostre vittorie azzurre. Lungamente noi abbiamo combattuto per liberarlo. Per liberarlo, voi oggi combattete con noi nella riscossa. Sotto questa croce di guerra, batte il cuore fedele che nella notte del Quarnaro ha riconfermato in faccia al nemico la volontà della Patria.
La volontà di vincere, la fedeltà al patto severo, la certezza religiosa nel compimento della legge. Il vostro poeta giovenile, quegli che fu arso nel rogo degli aromi, a pie’ dell’Appennino, al cospetto del Tirreno di Ulisse e dei Mille, il poeta del Prometeo liberato, il cuor dei cuori, per noi canta: ‘I pensieri sono insorti, e le loro potenze non s’addormiranno più. La Verità, levata in trono con la Gioia, regnerà sul suo impero perduto. Vittoria, vittoria! Victory, Victory to the prostrate nations!
Ecco che le ceneri di quel rogo, costruito di selva italica, ridiventano feconde come il polline di primavera.
La nostra quarta primavera d’armi sarà sommersa da un’alluvione di sangue. Non importa. La vostra certezza non vacilla, la nostra certezza non balena. Una legge tragica e mistica domina la lotta mortale. Il nemico grida che da per tutto egli vince: e non ha la capacità di vincere. Grida che noi perdiamo da per tutto: e noi non possiamo perdere. Il vincitore non può vincere; il perditore non può perdere. Ecco una fatalità meravigliosa, che sovrasta al numero, alle baionette, alle batterie, alle macchinazioni, alle corruzioni. La causa per cui il nemico si spossa è un lordo peso morto che lo schiaccerà. Tutti i nostri errori e tutti i nostri dissensi non hanno compromesso, non possono compromettere la nostra causa viva: la più bella che sia mai stata proposta all’uomo per combattere. Essa trionferà e sarà coronata. ‘Miei fratelli, noi siamo liberi! My brothers, we are free!’ canterà allora nuovamente, dal suo rogo di resina riacceso sul nostro lido, quel vostro poeta che fu ebro d’Italia.
Il grande popolo inglese, radicato nella sua perseveranza, è oggi il più sicuro mallevadore del patto che ci serra.
Soldato tra soldati io ricevo questo segno d’onore come il comando di perseverare sino al più duro sacrificio e di là dalla bella morte.

La Military Cross fu istituita il 31 dicembre 1914. L’insegna era costituita da una croce patente in argento terminante ai capi delle quattro braccia con altrettante corone reali. Nel centro della croce ne era sovrapposta una più piccola con al centro il monogramma GRI (George Rex Imperator). Il rovescio della croce era liscio. L’appiccagnolo è a staffa. Il nastro è di colore bianco con una fascia centrale di colore viola.
Il 14/27 ottobre 1917 il Comandante ricevette da re Nicola I Petrović-Njegoš, padre della Regina Elena, la croce dell’Ordine di Danilo I e la Medaglia al Valor Militare.
La croce di Commendatore (terza classe) dell’Ordine di Danilo I fu conferita con la seguente motivazione “per speciali e segnalati meriti per il popolo montenegrino”.

Diploma dell’Ordine di Danilo I

L’insegna dell’Ordine di Danilo I era costituita da una croce greca smaltata di blu e bordata da due filetti di smalto bianco e rosso (colori panslavi). Nel centro vi era un medaglione smaltato di rosso: al diritto caricato centralmente dalle cifre in oro in caratteri illirico-cirillici di Danilo I sormontate da una corona sempre in oro; attorno entro una fascia smaltata di blu la leggenda “PRINCIPE DEL MONTENEGRO” sempre in caratteri illirico-cirillici. Al rovescio nel centro, smaltato di rosso, la data “1852-3”, attorno la leggenda “PER L’INDIPENDENZA DEL MONTENEGRO”. Il medaglione è contornato da un cerchio argentato e smaltato di bianco. La croce è sospesa ad una corona in oro. Il nastro della decorazione era bianco bordato di rosso.
Del conferimento della Medaglia al Valor Militare del piccolo Regno montenegrino si conserva al Vittoriale il diploma.

Il diploma, qui riprodotto, così recita: “Sua Maestà Nicola I, per grazia di Dio Re e Signore del Montenegro. Conferisco al Sig. Capitano Gabriele d’Annunzio per meriti di guerra combattente negli anni 1915-1916-1917 la medaglia al ‘Valore’. Da Cettigne 14/27 ottobre 1917. Il Ministro della Guerra”.
La decorazione aveva questa forma: al diritto nel campo vi era una grande aquila bicipite coronata ad ali spiegate, con nelle zampe lo scettro ed il globo crucifero, in petto lo stemma del Montenegro; al rovescio nel campo, in caratteri cirillici, la leggenda, disposta su quattro righe, “FEDELTA’, LIBERTA’, VALORE”, sormontata da una piccola croce greca, in basso due spade incrociate e lungo il bordo inferiore due rami di alloro e palma uniti con un nastro. L’appiccagnolo è costituito da un cilindro disposto trasversalmente. Il nastro, di forma triangolare, è a tre fasce di uguale grandezza di colore rosso, blu e bianco.
La Medaglia la Valor Militare fu istituita nel 1841 dal Principe Pietro II. Dopo l’istituzione, nel 1847, della Medaglia di Milosh Obilich la Medaglia al Valore cadde in disuso e solo raramente fu concessa, tranne che durante la prima guerra mondiale, quando fu concessa non solo a montenegrini ma anche a militari degli eserciti Alleati.

Infine ricordiamo che d’Annunzio fu insignito dell’Ordine della Stella di Karageorgevic (Jugoslavia).
L’unico documento in nostro possesso che testimoni la concessione di quest’ordine è un trafiletto di giornale, la cui testata non è stata identificata e datato presumibilmente 1918, che riporta la seguente notizia: “Corfù 7 (per telegr.) – Il giornale ufficiale pubblica un decreto che conferisce a Gabriele d’Annunzio l’ordine della stella di Karageorgevic con spade”. Come possiamo notare in queste poche righe non viene specificata la classe dell’Ordine conferita al Comandante.
L’Ordine della Stella di Karageorgevic fu istituito da Pietro I Karageorgevic, Re di Serbia, futuro re del Regno di Jugoslavia, il 14 gennaio 1904 e venne a sostituire l’Ordine Reale di Milos il Grande. L’Ordine della Stella fu istituito per ricompensare i meriti conseguiti sia in ambito civile che militare, verso la corona di Serbia. L’Ordine era formato da quattro classi.
L’insegna dell’Ordine era così costituita: croce smaltata di bianco e bordata d’oro accantonata da raggi in oro o in argento a seconda della classe; nel centro un medaglione: al diritto smaltato di blu caricato con le armi della Serbia e circondato da una banda smaltata di bianco con la scritta in caratteri illirico-cirillici “PER L’ONORE E LA LIBERTA’” e la data “1804”; al rovescio il medaglione è smaltato di rosso caricato dall’aquila a due teste coronata di Serbia smaltata di bianco, circondata da una fascia smaltata di rosso con il nome sempre in caratteri illirico-cirillici, di “PIETRO I” e la data “1904”. La Croce è sospesa ad una corona in oro: in tempo di guerra la croce era accantonata da due spade. Il nastro era in tempo di guerra di colore rosso.
Le motivazioni che spinsero il Re di Serbia a concedere a d’Annunzio quest’Ordine stanno tutte nella particolare attenzione che il Comandante rivolse al popolo Serbo ed alle sue truppe durante i tragici mesi della ritirata dell’armata serba che spinta verso il mare riuscì a salvarsi dalla completa distruzione solamente grazie all’intervento italiano che con le proprie navi traghetto l’intera armata sulle sponde italiane dell’Adriatico. Ai Serbi d’Annunzio dedicò l’”Ode alla Nazione Serba”.

Fra le decorazioni non ufficiali delle quali il Comandante amava fregiarsi ricordo la Croce commemorativa della Regia Aeronautica per la prima guerra mondiale.

Questa decorazione fu prodotta, presumibilmente dalla ditta Pozzi, negli anni venti. La decorazione, in bronzo dorato, è a croce greca smaltata d’azzurro e accantonata da raggi; nel centro un tondo smaltato di rosso, centralmente, e di bianco, è caricato centralmente da un aereo biplano in rilievo, nella fascia circolare il motto “IBIS / REDIBIS”.
Il motto è tratto da una frase latina di Fra Alberico vissuto nel XIII secolo “Ibis redibis non morieris in bello” la cui traduzione può essere resa in questo modo “Andrai, tornerai, non morirai in guerra”.
Al verso il centro è caricato dallo stemma di Savoia coronato, nella fascia circolare la scritta “GUERRA / 1915-1918”.
La croce è appesa all’aquila coronata della Regia Aeronautica; l’appiccagnolo è ad anello. Il nastro è di colore azzurro.

Bibliografia

Archivio ritagli del Vittoriale degli Italiani

Wanda Bigoszewska, Décorations et Ordres Polonais, Varsovie, Édition Interpress, 1989.
Alessandro Brambilla, Le medaglie negli ultimi 200 anni. Parte Seconda “1901-1996”, Milano, 1997, p 608.
Filippo Masci, La vita e le opere di Gabriele d’Annunzio in un indice cronologico analitico (1863-1949), agosto 1919, p 300, Alere Flammam, 1950.
Ode alla Nazione Serba, in Canti della Guerra Latina, Istituto Nazionale per l’Edizione di tutte le Opere di Gabriele d’Annunzio, pp. 51-78.
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